L’ondata di successo dell’arte culinaria e i proseliti delle trasmissioni televisive ai fornelli, sulle ricette e le tecniche di cucina hanno ricollocato socialmente la figura e il ruolo degli “chef”, conferendo loro una posizione di spicco.
E, come spesso succede anche in altri settori, tutto quanto ruota intorno ad una realtà di successo, altre “figure” finiscono con l’essere investite di una considerazione nuova, talvolta perfino più centrale, di chi o cosa abbia generato tanto consenso.
Nel caso specifico, mi riferisco all’orda di critici enogastronomici che hanno invaso salotti televisivi e radiofonici, rubriche di giornali e riviste non solo di settore, che hanno saputo (chapeau!) illuminarsi e gongolare sul lavoro e sulle capacità altrui mettendosi in mostra ancor più dei talenti, o non talenti, di cui parlano. Ma ciò che irrita è che spesso, troppo spesso, parlano a vanvera palesando una spocchia, una presunzione, “tirandosela” come fossero gli unici depositari di una verità e di una conoscenza assoluta.
Ad essi voglio oggi dedicare un articolo particolare nato dalla penna del più celebre critico dell’animazione disneyano dei tempi moderni: l’imperscrutabile Anton Ego:
“Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco, pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo.Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cena, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere!In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau “Chiunque può cucinare!”, ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau’s e che secondo l’opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau’s, di cui non sarò mai sazio.”
tratto da Ratatouille, film di animazione, Disney-Pixar, 2007